Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?
Mettiamo in pratica da oltre due decenni il concetto di reale integrazione dei servizi. Riuniamo nello stesso organico strateghi, creativi, graphic designer, videomaker, web developer, digital marketer, social media manager e SEO specialist. L’idea giusta, la pianificazione lungimirante, l’esecuzione impeccabile, lo strumento adeguato e il canale adatto sono il risultato di una competenza distintiva, che nasce dall’esperienza e dall’incontro di tutte le specializzazioni dell’universo della comunicazione.
L’attenzione delle aziende e dei brand si sta concentrando molto in quest’ultimo periodo su temi riguardanti aspetti che vanno al di là del prodotto o del servizio in sé stesso, investendo sempre di più in iniziative, interventi e più in generale politiche in cui l’etica ha un ruolo centrale. Si pensi allo spazio che si sta ritagliando, e non solo sui grandi palcoscenici della comunicazione la sostenibilità, concetto ora in cima alle agende tanto delle grandi aziende quanto delle medie imprese non più soltanto nell’accezione di rispetto per l’ambiente, ma anche in quella di impegno concreto a favore del benessere sociale ed economico. Tutto questo attraverso un significativo cambio di paradigma, ovvero offrendo trasparenza e mettendo le persone al centro, vale a dire coinvolgendo direttamente e virtuosamente dipendenti e collaboratori, lavorando perciò molto anche sulla comunicazione interna. Se dev’essere responsabilità sociale, che lo sia prima di tutto a monte: è questo il tipo di riflessione che si sta imponendo.
In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?
Diversi tra i nostri clienti operano in filiere alle quali nel periodo più “buio” della pandemia è stato richiesto di restare attive perché indispensabili per assicurare continuità a produzioni e servizi essenziali. È stato necessario supportare la loro attività di comunicazione anche in funzione di “rassicurazione” nei confronti delle filiere stesse. In più casi abbiamo inoltre lavorato sulla comunicazione di prodotti e servizi strettamente correlati con i protocolli di sicurezza imposti dal Covid-19. Sul versante di chi invece ha dovuto subire un’inevitabile battuta di arresto ci siamo adoperati per creare dei progetti di comunicazione, soprattutto video, incentrati sulla necessità di ripartire. Tutto ciò cercando di perseguire la strada dell’originalità, ma stando ben attenti a non snaturare i valori dei brand, delle aziende e delle organizzazioni ai quali abbiamo offerto la nostra creatività e la nostra consulenza strategica.
In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?
Si dovrebbe ripartire dal desiderio di relazionarsi in modo diretto e sincero con chi sceglie di acquistare un prodotto o un servizio, in ambito sia b2c che b2b. I social sono un ottimo strumento da integrare con strategie media a spettro più ampio, che presuppongono che da Facebook, Instagram, LinkedIn & co. i brand e le aziende riescano poi a portare le persone sugli spazi di cui sono proprietarie, quindi nei siti internet e in appositi spazi digitali dedicati alla cultura di prodotto e di settore, aprendosi a temi non necessariamente legati all’attività di business. Quella dell’approccio a target sempre più eterogenei in epoca social è un’altra questione su cui si potrebbero spendere ore di conversazione. È sufficiente comunque dire che se i valori di chi comunica sono solidi e definiti, modellare i messaggi in funzione delle singole piattaforme diventa più semplice.