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Interviste

XXV EDIZIONE

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Cambiare per evolversi

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“La nostra unica sicurezza è l’abilità di riuscire a cambiare”. Questa frase del neuroscienziato statunitense John Lilly rappresenta la necessità del cambiamento all’interno delle nostre vite e professioni. Comunicare è un’attività estremamente delicata perché richiede un occhio attento, sempre aperto e vigile nei confronti dei mutamenti della società. Comprendere l’inizio di un processo di cambiamento e di innovazione, tecnologico o sociale, e adattarsi ad esso fin dal suo stato larvale può determinare un grande vantaggio per un’agenzia. Nell’anno appena trascorso abbiamo potuto assistere a una trasformazione dei consumi e dello stile di vita degli italiani così repentina da aver travolto interi settori produttivi e merceologici. Di fronte alla consapevolezza che il mondo del tardo capitalismo è mutevole e fragile come la vita di una farfalla, vi proponiamo tre domande che inquadrano questi processi trasformativi da altrettanti punti di vista, nella speranza di sviluppare una discussione critica e collaborativa.

La difficoltà di comunicare in un momento così delicato può portarci a delle scelte singolari. La risposta potrebbe essere quella di rasserenare, valorizzando il senso di protezione che i brand possono dare alla propria audience. Da qui molte imprese hanno scelto di investire sulla responsabilità sociale e sulle politiche ecosostenibili. Un’attenzione particolare allo stile di vita
green sta interessando molti giovani della generazione Z, che orientano i propri consumi anche in relazione al modo in cui le aziende tendono a schierarsi per affrontare tematiche sociali di interesse comune. Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?

Qualcuno ha detto che l’omologazione uccide la pubblicità. Certamente, alla base della creatività ci sono personalizzazione, carattere e unicità. L’appiattimento dello spessore comunicativo a cui abbiamo assistito nel periodo del lockdown rischia di far svanire sullo sfondo la marca. Ciò che ne consegue è che per emergere con la propria comunicazione sia necessario seguire una strada non particolarmente battuta ma con panorami interessanti. In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine? 

I social media hanno assunto un ruolo fondamentale nella vita di tutti noi, l’iper-connessione ha collegato milioni di utenti rendendo visibili immediatamente idee, opinioni e talvolta critiche. Per le aziende diventa complicato riuscire a comunicare in uno scenario così vario e ricco, rischiando di minare la propria reputazione con un semplice passo falso. In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?

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