Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?
Quello che è successo in questi ultimi 15 mesi è abbastanza evidente.
Il concetto di “sostenibilità”, in un primo momento scalzato dall’emergenza sanitaria, è tornato in auge – aggiungerei fortunatamente – quando il suo senso si è ulteriormente ampliato proprio grazie all’esperienza annichilente della tempesta Covid19.
Non si tratta più semplicemente di richiedere “un cambiamento del proprio asset comunicativo”, ma di mettere al centro della propria strategia aziendale un tema che è destinato a diventare sempre più imprescindibile e improrogabile.
Pensare che la comunicazione possa svolgere il semplice ruolo di “foglia di fico” di un vuoto strategico è pericolosissimo.
Quello che so per certo è che, a questo giro non si tratterà di cavalcare allegramente la tigre, ma di comunicare fatti concreti e sostanza. Diversamente si rischia di essere spazzati via dal risentimento di un pubblico sempre più attento, consapevole e critico che, come già si è visto in casi recenti, premierà la consistenza e rigetterà le favolette ben confezionate ma, di fatto, insostenibili.
In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?
Due delle campagne di maggior successo tra quelle realizzate da PhoenixADV nell’ultimo anno e mezzo (Pic Solution “Come ti senti?” Royal Canin #andràtuttomeglio) ci hanno dimostrato che sebbene la ricerca di originalità sia sicuramente un passaggio irrinunciabile, non si può limitare all’idea creativa o alla sua esecuzione. La vera originalità deve cominciare dalla Strategia. Ad esempio il concept Pic “Come ti senti?” è stato presentato a Natale del 2019, ben prima che l’idea di prendersi cura degli altri assumesse il significato che da marzo 2020 abbiamo vissuto così intensamente.
La sua originalità è profondamente radicata nel “pensiero” che guida questa marca fin dalle sue origini.
Una campagna di comunicazione nasce dalla capacità di mantenere il cuore aperto, saldo e acceso. Quando un team crede davvero in quello che fa e ha chiaro perché lo sta facendo, il messaggio arriva. I “Sepolcri Imbiancati” in comunicazione non vincono mai sul lungo, tanto più quando il loro messaggio ti raggiunge in mezzo a difficoltà vere, scottanti e drammatiche come quelle che tutti noi, chi più chi meno, abbiamo provato sulla nostra pelle.
In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?
Cambiano gli strumenti, si adeguano i linguaggi ai diversi media, si instaurano tendenze che vengono scalzate in cicli di obsolescenza sempre più frenetici. Ma i meccanismi di base della “comunicazione interpersonale” sono il frutto di un’evoluzione della mente umana che non cambia nel giro di una o due generazioni. Ognuno di noi – mediamente – è ancora capace di percepire quando il segnale che stai mandando è solo un tentativo di compiacere o è autentico.
Se ci aspettiamo ingaggio e adesione alla nostra proposition, dobbiamo mettere in conto di avere ben chiari i valori che la sostengono.
È sempre più importante capire a fondo cosa sei qui a fare, quali sono i tuoi elementi differenzianti e raccontali al meglio. Questo non ti eviterà critiche, ma ti renderà unico.
Per questo puntiamo così fortemente sulla fase di definizione dell’identità delle marche per cui lavoriamo, che è il solo modo che conosciamo per offrire alla creatività l’occasione di esprimersi in modo spettacolare e consistente, per far sì che l’originalità del messaggio sia incontestabile, valoriale e, già che ci siamo, efficace.