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Fabrizio Pozza

Creative Director Wunderman Thompson

Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?

Si, con l’avvento della pandemia in molto casi c’è stato un cambiamento negli assi comunicativi, e spesso non è nemmeno stata necessaria una vera e propria richiesta. È stato un cambiamento automatico che ha trovato uniti agenzia e brand. Sono state messe in stand-by alcune operazioni e ne sono state pensate altre in grado di dare il punto di vista dei brand per vivere meglio questa situazione o anche per dare aiuti concreti. La cosa che mi è piaciuta è che questo cambiamento è stato fatto pensando in primo luogo da persone qualunque prima che da professionisti del marketing.

Ci sono stati anche altri casi dove per ragioni diverse si è preferito prendere del tempo e mettere in stand by le operazioni che ora stanno riprendendo o semplicemente procedere cercando per quanto possibile di non farsi influenzare dalla situazione. Queste scelte sono dipese principalmente dalla categoria merceologica.

In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?

Il primo momento è stato sicuramente spiazzante. Budget congelati e produzioni praticamente impossibili. Ma c’è subito stata una reazione e ci si è ritarati sulla nuova situazione. Produzioni da remoto e creatività pensate ad hoc. Il problema è stato che si sono viste tante cose molto simili e con lo stesso tono. Per me la ricetta è stata trovare soluzioni che partissero dal DNA dei brand.

In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?

È fondamentale avere come punto di partenza un purpose definito e riconosciuto di brand. Questo si traduce in un tono di voce e in una scelta nella proposta di contenuti rilevanti e credibili per i consumatori. In questo ci possono sicuramente venire in aiuto i dati.

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