Le aziende stanno richiedendo un cambiamento del proprio asset comunicativo? Con quali modalità?
sì mi pare che alcune aziende provino a cambiare registro, ma solo alcune e con molte esitazioni. è chiaro perché: il cambiamento in corso confligge con le vecchie modalità aziendalistiche, con la mentalità burocratica o con lo scarico di responsabilità (individuale e aziendale)…
In che modo si è riuscito a comunicare in un periodo di pandemia? Che difficoltà si sono incontrate sui diversi fronti merceologici? Si può essere originali e creare interesse intorno a iniziative differenti dalla nuova consuetudine?
mi pare che la comunicazione nella pandemia abbia avuto toni rasserenanti o consolatori. poco più che cantilene. spero in una reazione più attenta e ragionata, con motivazioni valoriali e contenuti più profondi. da questo punto di vista la crisi è un’opportunità per aziende e imprese magari più piccole ma capaci di dare e comunicare verità del territorio.
In che modo le agenzie possono dialogare con efficacia con gli utenti rispettando i valori e le aspettative dei brand? Quanto è difficile oggi comunicare con dei target sempre più eterogenei, considerando il notevole aumento delle piattaforme social?
cosa possono fare le agenzie, grandi o piccole, non saprei. e la varietà non fa paura se hai principi e contenuti saldi. quasi 2 anni fa, a 60 anni, ho deciso di uscire dal mercato e tornare in università, alla Fondazione Politecnico per mettere in vita un’impresa culturale “certificata europea” che si basa sul mio impegno e curiosità individuale. metto a frutto così l’esperienza maturata in tanti anni come copy o direttore creativo. ero social prima dei social? la creatività è de facto attenzione e condivisione? proviamoci.